giovedì 12 giugno 2014

Ferrata Millnatzenklamm nella valle Lesachtal

Arrampicare, una cosa di cui tempo fa non avrei neanche potuto sentir parlare visto che avevo le vertigini già in piedi su una sedia. E invece eccomi qua, sulla Ferrata Millnatzenklamm insieme a Jan e Giovanna (detta Nedda). Iniziamo bene, ancora prima di partire mi devo mangiare una barretta di zuccheri perché “non mi sento mica tanto bene”, forse perché continuo a pensare ai racconti che Nedda mi ha fatto poco prima per “tranquilizzarmi”: “Ma sì guarda è una cavolata, praticamente cammini su un cavo d’acciaio sospeso per aria e ti tieni con le mani così” (scenetta di lei sul cavo traballante, mentre Jan le consiglia di smetterla perché mi sta solo spaventando, invano), “Poi non preoccuparti eh, anche se cadi sei legata e non vai giù più di 5 metri” Cosa??? Mi sa che rimango sotto a guardare!!!

E invece, dopo pausa pipì da eccitazione e quarto d’ora attaccata alla borraccia (che mi ricorda tanto la tettina calmante della mamma) ecco che mi accingo a fare i miei primi passi con tanto di imbragatura, casco, moschettoni e guanti dell’orto (Nedda sostiene che vadano benissimo…e infatti erano una figata!). Proseguo con la velocità di un bradipo, mentre Giovanna, alla sua seconda volta, è già come una gazzella ed è talmente avanti che non si vede più. Jan, dietro di me, fa le foto mentre mi dà consigli su come muovermi e mi aspetta con pazienza ammirevole. Cominciamo la salita sulla roccia che affianca una bellissima cascata, va tutto “bene” fino al pezzetto C, dove quasi mi viene un attacco di panico perché non so più come mettere mani e piedi e ho l’idea “eccezionale” di guardare giù. Ossantocielo siamo appesi su un muro a strapiombo sulla cascata!!! Mi comincia a girare la testa, mi rigiro veloce verso il muro e comincio un mantra: “Non guardare mai più giù! Non guardare mai più giù! Non guardare mai più giù!” e poi uno in dialetto austriaco “Jasmine, reiß die zamm!” (tipo “datti una calmata e vai avanti!”). Jan mi ricorda che è da un po’ che non respiro. “Ah grazie, me ne ero dimenticata…Ma, mica che poi ce la dobbiamo fare anche in discesa ‘sta cosa, vero?!...” Con l’aiuto dell’esperto (mano sulla chiappa) e nonostante le gambe che mi tremano, riesco in qualche modo a superare la crisi ed arrivare in territorio sicuro (= un pezzo piano). 

Poi ancora due salite, un paio di pause (dove marito e moglie conversano allegramente in latino dei fiori che notano qua e là, mentre io dall’agitazione non riesco neanche a sedermi e riposare), due cavi, la firma sul libro dei visitatori incastonato nella roccia e finalmente arriviamo alla fine!!! Ci sbaciucchiamo tutti sudati e ci facciamo i complimenti per avercela fatta (fiù!). Non vedo l’ora di togliermi gli occhiali e manco a farlo apposta, comincio ad inciampare ovunque. Ma ormai non posso cadere più di un metro e mezzo e quindi mi godo la discesa con gli altri sensi. 

Un grazie speciale va ai miei due compagni di viaggio Giovanna e Jan, che sono stati dei grandi a portarmi lassù!


Morale della storia per uomini un po’ bruttini, un po’ sfigati, che non combinano tanto con le donne…:
Mai mollare! Una soluzione c’è sempre!!! Andate a fare la guida alpina, le donne VI PREGHERANNO di toccarle! Dovete solo aspettare che vadano un po’ nel panico su una ferratina e tac! Mano sul culetto e spintarella. E loro non sapranno come ringraziarvi, ma voi un’idea ce l’avrete…

Morale della morale per donne scalatrici inesperte:
Sperate che la guida sia un figo, o una donna.

Trovate la descrizione del percorso dettagliata sul sito www.erlebnis-lesachtal.at

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