domenica 13 luglio 2014

Il mio nuovo posto di lavoro…

Allora, eccomi qui con le ultime novità dalla poco splendente, ma sicuramente molto fertile, Lesachtal! Ringrazio ogni giorno di essermi spostata per tempo in una casa isolata dal terreno, finora penso di aver visto in tutto (da fine maggio) una settimana scarsa di sole…la cosa però non ha cambiato di un millimetro il mio innamoramento per questo posto e poi mi ha rincuorato sapere che anche in Friuli non se la stanno passando proprio bene e che mia nonna è dovuta tornare indietro dalle vacanze in Croazia col moroso per via della grandine, che stava spaccando il tetto del camper (il loro ultimo acquisto…)
Nella mia casetta sto benissimo, ho pure due stufe a legna, che ovviamente ho già acceso in bomba perché luglio mi sembrava un buon mese per fare un bel fuocherello… Ho notato che tutt’un tratto un sacco di gente passa davanti alla mia finestra (che dà sulla strada), deduco che la curiosità sia un altro segno distintivo degli abitanti di questa valle, oltre all’amore sconfinato per il peteccio, come in ogni paesino che si rispetti. Qui tutti sanno già tutto di tutti, a volte vengo a sapere delle mie decisioni in anticipo dagli altri. :) Comunque adoro i “Lesachtaliani”, le donne sono come gusci di noce con un cuore di cioccolato morbido dentro; gli uomini sono vecchi ma simpatici, bevono abbastanza e sparano un sacco di cavolate.

Ancora 30 min di salita
e sono al lavoro!
E questo è il mio nuovo posto di lavoro! Che ve ne pare…? A 1868 metri di altitudine, a qualche metro dal confine con l’Italia si trova il Rifugio Hochweißsteinhaus (un bello scioglilingua per gli italiani, che infatti non tentano nemmeno e lo chiamano “Rifugio austriaco”), dove la “campeggiatrice pazza del Lesachtal” presta la sua opera come cameriera, divertendosi un mondo. Al lavoro vado in bici, ad una velocità di circa 3 chilometri all’ora (praticamente sarei più veloce a piedi, ma mi piace dire che ci vado in bici). La strada è tutta in salita, su ghiaia tra pascoli di mucche e cavalli, con un dislivello di quasi 800 metri in poco più di 10km. Insomma mi faccio 1 ora e mezza su due ruote, poi la strada diventa impraticabile in bici, quindi lascio la mia compagna di avventure nella stalla di un contadino e mi faccio gli ultimi 30 minuti a piedi fino al rifugio, dove passo il fine settimana con Ingeborg (la fantastica gestrice austriaca del rifugio, che sa l’italiano meglio di me) e un team di colleghi eccezionali: Giuliano, un cuoco di Forni Avoltri conosciuto in tutta la valle nonostante non parli tedesco (non importa, tra gente di montagna ci si capisce a gesti, cioè con bicchieri di alcol che vengono ripetutamente portati alla bocca finché non si comincia a parlare la stessa lingua); Petru, il tuttofare rumeno con lo sguardo serissimo anche quando scherza (efficienza e diligenza i suoi punti forti, il suo punto debole le donne: non le trova. C’è anche da dire che la probabilità che arrivi in rifugio una donna sola in cerca di un uomo e con i raggi infrarossi per poter vedere Petru oltre i muri della cucina è alquanto esigua); Marian, figlio di Inge e con un sorriso che scioglierebbe anche un pezzo di ghiaccio chiuso in un freezer in mezzo a un ghiacciaio. E poi ci sono la morosa di Marian, Karina la valchiria e Daniel, un ragazzo della valle che non ho ancora capito cosa faccia esattamente (ieri suonava la tromba…); Brigitte, una cantante e pianista lesachtaliana che viene a dare una mano quando c’è bisogno e poi c’è l’ultimo “acquisto”, Amelie dalla Germania, una ragazza giovanissima e biondissima che quando uno mi ha chiesto se “è anche lei italiana come te?” io gli ho solo risposto “ma l’hai vista in faccia???”. Amelie è coraggiosa, ha appena finito le superiori e questa dev’essere la sua prima esperienza di lavoro. Praticamente si fa tutta l’estate in cima a una montagna dove non c’è nient’altro, a parte il rifugio e le marmotte. Devo ammettere, con un po’ di amaro in bocca, che c’è gente più fuori di me.


Tra le mucche,
sulla strada per il lavoro
L’altro ieri, andando al lavoro, ho fatto il mio primo vero e proprio volo in bicicletta finendo lunga distesa sulla ghiaia. Ovviamente tutto questo è successo proprio all’inizio del percorso, sull’unica discesa. Giù per la discesa, prendo la curva un po’ troppo larga e comincio a scivolare sulla ghiaia del bordo strada, mi viene in mente un’idea eccezionale: frenare. Siccome non c’è modo che mi ricordi quale sia il freno dietro e quale quello davanti schiaccio tutti e due, risultato: la ruota davanti si blocca, la bici si alza e io finisco a volo d’angelo sulla strada davanti a me procurandomi graffi e contusioni su mani, braccia, petto, anche, ginocchia e stinchi. Mi metto seduta, un po’ spaventata e dolorante, la mia giacca da bici è bruciata, piena di buchi e gli strumenti della mia bici sono tutti rotti e graffiati, ma io ringrazio il cielo perché 
1. Devo avere un bravo angelo custode (Engelbert?); 2. La caduta aveva in sé qualcosa di elegante; 3. Ho imparato che in discesa devo andare più piano (soprattutto se giro senza occhiali, hehe); 4. Mi sembra di saper anche cadere nel modo giusto, tutto sommato ho solo un paio di graffi e tra “solo” 2 ore sarò a destinazione, dove qualcuno medicherà con compassione le mie ferite di guerra prima che inizi il mio turno di lavoro. Questa vita mi sta piacendo un sacco. E mamma non preoccuparti sto benissimo, sono solo un po’ più saggia. Comunque, su consiglio del cuoco Giuliano, andrò ad accendere un cero alla basilica di Maria Luggau. 

Messa al Rifugio Hochweißsteinhaus
Il giorno dopo, cioè ieri, avevamo “la messa in rifugio”, un evento memorabile con un prete fighissimo (Engelbert, il fratello di Inge, bello e “impossibile”, arrampicatore nato, non ha rinunciato agli occhiali da sole in testa neanche durante la predica, un mito). Come ospiti avevamo austriaci del Lesachtal e italiani di Forni Avoltri, un mix consolidato da decenni di pellegrinaggi e visite al rifugio di Inge. Gente splendida e simpaticissima, che è stato un piacere servire e intrattenere. Avevamo pure i musicanti scatenati (tra cui Daniel con la tromba), il cibo fatto in casa e l’alcol, che ha svolto egregiamente il suo compito facendo diventare tutti amici di tutti, anche quelli che erano già amici…non si sa mai, un rinfreschino fa sempre bene, soprattutto se è a base di birra e grappa.

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