giovedì 24 luglio 2014

Vivere in campeggio. Soluzioni per sfruttare le virtù nascoste della nostra tenda e per il riutilizzo di piccoli oggetti.

Vi siete mai chiesti a che cosa servono tutti quei cavi tirati intorno alla tenda? Ma per farvi da stendino, no…?! Quando arriva il magico momento di lavare mutandine & co., con la bacinella piena di roba guardi il cielo, sperando in una giornata di sole, e poi concentri lo sguardo su quei cavetti, che sembrano fatti apposta per appenderci qualcosa. Così, invece di dover stendere lunghi cavi tra gli alberi (e se non ci sono gli alberi?) puoi convincere la nonna che “No, non mi porto dietro lo stendino di casa!” ed abbandonarti alle virtù della tua cara amica tenda. Le mollette sono una parte fondamentale del campeggio, io ne ho portate una decina e le ho usate per moltissime cose diverse: appendere la roba, chiudere le confezioni aperte di alimentari, fissare il telo della “porta” quando mi serviva l’ingresso libero…

Riutilizzo di barattoli e recipienti
Prima di buttare via qualcosa fermatevi e pensate se quell’oggetto vi potrebbe servire per qualcos’altro. In campeggio ho imparato che tutto, anche un pezzo di carta, può tornare utile, ad esempio di notte quando vi mettete a fare la pipì nel vostro vaso da notte o dietro alla tenda (perché non avete nessuna intenzione di camminare fino ai bagni) e vi accorgete di esservi dimenticati la carta igienica ma, tastando al buio nelle tasche del pijama, trovate quel fazzolettino che avete deciso di tenere ancora un po’ perché “non si sa mai”… Insomma la vita in campeggio può essere veramente wild quindi attrezzatevi mentalmente!!! Una delle cose che mi hanno dato maggiore soddisfazione è stata il caffè freddo che ho acquistato al supermercato. Il barattolo con coperchio mi è piaciuto così tanto che ho deciso di tenerlo per futuri utilizzi (frutti di bosco raccolti in montagna, insetti da far uscire al più presto dalla mia tenda tipo quello in foto…ecc.). 
Lei divideva il letto
con me e i suoi piccoli
Ma la vera prova della mia ingegnosità è stata quando ho aperto il barattolo di panna fresca con linguetta in alluminio e un secondo dopo ho pensato “E adesso? Come faccio a richiuderla e metterla in frigo?”. In una casa normale ci metti sopra un piattino, una pellicola, insomma le soluzioni non mancano, ma in campeggio è diverso. In campeggio hai un frighetto dove ogni millimetro è perfettamente organizzato e se ti si rovescia qualcosa dentro son beghe… E quindi, mi si è accesa la lampadina gialla in testa, ho tirato fuori il mio barattolo di caffè con coperchio, ho preso il coperchio e l’ho provato sul barattolo della panna. Stesso tipo di contenitore, il coperchio ci stava perfettamente, che soddisfazione! :)


Un’altra idea per “ciucciare tutto fino all’osso”?

Il cacao col barattolo finito di nutella… Quando proprio non riesci più a tirar fuori niente dalla tua nutella, neanche con la lingua (haha) è ora di farsi un buon cacao. 
- Scalda una tazza di latte sul fuoco/piastra, 
- versa il latte caldo nel barattolo della nutella, chiudilo e sbatti con cura. 

Il cioccolato che è rimasto nel barattolo e che a casa avresti sicuramente buttato via è diventato un cacao da leccarsi i baffi!




Non vivo più in tenda ma le “buone abitudini” ormai mi seguono ovunque!
Vi ricordate quando, il giorno del mio primo autostop, mi è caduta la borraccia a terra e si è rotto il coperchio? Come porta liquidi per bici è diventata inutilizzabile, ma si è rivelato un vaso di design per i fiori di montagna!


E poi il primo soccorso con mezzi fai da te… l’altro giorno mi sono procurata una leggera distorsione al piede facendo stupidaggini su e giù per una collina (prometto di stare un po’ più tranquilla d’ora in avanti, forse…). Arrivata zoppicante a casa mi sento subito in dovere di fare l’animaletto ferito che ha bisogno di cure e chiamo Jan e Giovanna. Giova comincia a darmi consigli a raffica “allora per prima cosa prendi un pezzo di stoffa e lo imbevi di aceto, hai l’aceto? Balsamico…? Bon, andrà sicuramente bene anche quello…Poi avvolgi lo straccio sul piede. Chiede Jan se vuoi venire a bere un bicchiere di vino qua…Ah, stai già bevendo da sola (risata)…ok…ce l’hai una garza? Bon, non importa…noi mettiamo i bimbi a letto e siamo subito da te. Ti porto anche la crema che ti ho prestato l’altra volta per i lividi.”
GRAZIE AMICI, siete fantastici!!! Adesso devo solo capire come faccio ad arrivare al lavoro domani, spero in un miracolo della mia crema e della mia forza di volontà durante la notte.
E insomma questa è la fasciatura di fortuna per la quale ho preso i complimenti dalla mia cara amica Giovanna: uno straccio da cucina, due elastici a X e una molletta (vedete? Le mollette sono utili almeno quanto il coltellino svizzero!).

domenica 13 luglio 2014

Il mio nuovo posto di lavoro…

Allora, eccomi qui con le ultime novità dalla poco splendente, ma sicuramente molto fertile, Lesachtal! Ringrazio ogni giorno di essermi spostata per tempo in una casa isolata dal terreno, finora penso di aver visto in tutto (da fine maggio) una settimana scarsa di sole…la cosa però non ha cambiato di un millimetro il mio innamoramento per questo posto e poi mi ha rincuorato sapere che anche in Friuli non se la stanno passando proprio bene e che mia nonna è dovuta tornare indietro dalle vacanze in Croazia col moroso per via della grandine, che stava spaccando il tetto del camper (il loro ultimo acquisto…)
Nella mia casetta sto benissimo, ho pure due stufe a legna, che ovviamente ho già acceso in bomba perché luglio mi sembrava un buon mese per fare un bel fuocherello… Ho notato che tutt’un tratto un sacco di gente passa davanti alla mia finestra (che dà sulla strada), deduco che la curiosità sia un altro segno distintivo degli abitanti di questa valle, oltre all’amore sconfinato per il peteccio, come in ogni paesino che si rispetti. Qui tutti sanno già tutto di tutti, a volte vengo a sapere delle mie decisioni in anticipo dagli altri. :) Comunque adoro i “Lesachtaliani”, le donne sono come gusci di noce con un cuore di cioccolato morbido dentro; gli uomini sono vecchi ma simpatici, bevono abbastanza e sparano un sacco di cavolate.

Ancora 30 min di salita
e sono al lavoro!
E questo è il mio nuovo posto di lavoro! Che ve ne pare…? A 1868 metri di altitudine, a qualche metro dal confine con l’Italia si trova il Rifugio Hochweißsteinhaus (un bello scioglilingua per gli italiani, che infatti non tentano nemmeno e lo chiamano “Rifugio austriaco”), dove la “campeggiatrice pazza del Lesachtal” presta la sua opera come cameriera, divertendosi un mondo. Al lavoro vado in bici, ad una velocità di circa 3 chilometri all’ora (praticamente sarei più veloce a piedi, ma mi piace dire che ci vado in bici). La strada è tutta in salita, su ghiaia tra pascoli di mucche e cavalli, con un dislivello di quasi 800 metri in poco più di 10km. Insomma mi faccio 1 ora e mezza su due ruote, poi la strada diventa impraticabile in bici, quindi lascio la mia compagna di avventure nella stalla di un contadino e mi faccio gli ultimi 30 minuti a piedi fino al rifugio, dove passo il fine settimana con Ingeborg (la fantastica gestrice austriaca del rifugio, che sa l’italiano meglio di me) e un team di colleghi eccezionali: Giuliano, un cuoco di Forni Avoltri conosciuto in tutta la valle nonostante non parli tedesco (non importa, tra gente di montagna ci si capisce a gesti, cioè con bicchieri di alcol che vengono ripetutamente portati alla bocca finché non si comincia a parlare la stessa lingua); Petru, il tuttofare rumeno con lo sguardo serissimo anche quando scherza (efficienza e diligenza i suoi punti forti, il suo punto debole le donne: non le trova. C’è anche da dire che la probabilità che arrivi in rifugio una donna sola in cerca di un uomo e con i raggi infrarossi per poter vedere Petru oltre i muri della cucina è alquanto esigua); Marian, figlio di Inge e con un sorriso che scioglierebbe anche un pezzo di ghiaccio chiuso in un freezer in mezzo a un ghiacciaio. E poi ci sono la morosa di Marian, Karina la valchiria e Daniel, un ragazzo della valle che non ho ancora capito cosa faccia esattamente (ieri suonava la tromba…); Brigitte, una cantante e pianista lesachtaliana che viene a dare una mano quando c’è bisogno e poi c’è l’ultimo “acquisto”, Amelie dalla Germania, una ragazza giovanissima e biondissima che quando uno mi ha chiesto se “è anche lei italiana come te?” io gli ho solo risposto “ma l’hai vista in faccia???”. Amelie è coraggiosa, ha appena finito le superiori e questa dev’essere la sua prima esperienza di lavoro. Praticamente si fa tutta l’estate in cima a una montagna dove non c’è nient’altro, a parte il rifugio e le marmotte. Devo ammettere, con un po’ di amaro in bocca, che c’è gente più fuori di me.


Tra le mucche,
sulla strada per il lavoro
L’altro ieri, andando al lavoro, ho fatto il mio primo vero e proprio volo in bicicletta finendo lunga distesa sulla ghiaia. Ovviamente tutto questo è successo proprio all’inizio del percorso, sull’unica discesa. Giù per la discesa, prendo la curva un po’ troppo larga e comincio a scivolare sulla ghiaia del bordo strada, mi viene in mente un’idea eccezionale: frenare. Siccome non c’è modo che mi ricordi quale sia il freno dietro e quale quello davanti schiaccio tutti e due, risultato: la ruota davanti si blocca, la bici si alza e io finisco a volo d’angelo sulla strada davanti a me procurandomi graffi e contusioni su mani, braccia, petto, anche, ginocchia e stinchi. Mi metto seduta, un po’ spaventata e dolorante, la mia giacca da bici è bruciata, piena di buchi e gli strumenti della mia bici sono tutti rotti e graffiati, ma io ringrazio il cielo perché 
1. Devo avere un bravo angelo custode (Engelbert?); 2. La caduta aveva in sé qualcosa di elegante; 3. Ho imparato che in discesa devo andare più piano (soprattutto se giro senza occhiali, hehe); 4. Mi sembra di saper anche cadere nel modo giusto, tutto sommato ho solo un paio di graffi e tra “solo” 2 ore sarò a destinazione, dove qualcuno medicherà con compassione le mie ferite di guerra prima che inizi il mio turno di lavoro. Questa vita mi sta piacendo un sacco. E mamma non preoccuparti sto benissimo, sono solo un po’ più saggia. Comunque, su consiglio del cuoco Giuliano, andrò ad accendere un cero alla basilica di Maria Luggau. 

Messa al Rifugio Hochweißsteinhaus
Il giorno dopo, cioè ieri, avevamo “la messa in rifugio”, un evento memorabile con un prete fighissimo (Engelbert, il fratello di Inge, bello e “impossibile”, arrampicatore nato, non ha rinunciato agli occhiali da sole in testa neanche durante la predica, un mito). Come ospiti avevamo austriaci del Lesachtal e italiani di Forni Avoltri, un mix consolidato da decenni di pellegrinaggi e visite al rifugio di Inge. Gente splendida e simpaticissima, che è stato un piacere servire e intrattenere. Avevamo pure i musicanti scatenati (tra cui Daniel con la tromba), il cibo fatto in casa e l’alcol, che ha svolto egregiamente il suo compito facendo diventare tutti amici di tutti, anche quelli che erano già amici…non si sa mai, un rinfreschino fa sempre bene, soprattutto se è a base di birra e grappa.

lunedì 7 luglio 2014

Resoconto sesta e ultima settimana in tenda

28 giugno-5 luglio: LA MIA DIMORA CAMBIA FORMA!

Questa settimana ha segnato la fine della mia esperienza in tenda e il trasloco in una casetta “come si deve”! Il momento dell’addio alla mia tendina (smontaggio, impacchettamento e caricamento di tutta la roba in macchina, con rischio esplosione di massimo grado) è stato duro, ma addolcito dalla notte precedente, l’ennesima passata al freddo sotto una pioggia fitta e instancabile. Sul mio materasso pensavo “Tiè, da domani non me vedi più! Hihihi”. Ovviamente dal giorno dopo è venuto fuori un sole che non si vedeva da millenni.

La scelta della casa è in realtà dovuta al desiderio di rimanere in questi luoghi per più tempo. Continuare in tenda sarebbe stato fattibile, ma avrebbe significato mettere gran parte delle energie nella lotta con un clima veramente umido e poco salutare a lungo andare e poi…ho scoperto che la casa con letto vero mi conveniva rispetto alla tenda con materasso “ad acqua”, incredibile! Devo ammettere però che l’ingresso nella mia nuova casetta, nonostante la vista spettacolare sulle montagne del Lesachtal, è stato alquanto traumatico…tutto a un tratto dovevo ricordarmi di chiudere la porta e portarmi dietro le chiavi! Con ancora in testa le cerniere della tenda, ho continuato a lasciare le chiavi in giro per tutto il giorno. Abituata ad avere veramente tutto a portata di mano, dover mettere la roba in stanze così “lontane” una dall’altra mi sembrava assurdo. Già in dotazione della casa troppi piatti, troppi bicchieri, padelle dappertutto…”Ma basta non mi serve tutta sta roba!” pensavo. Il mio primo pensiero entrata in casa è stato “devo mettere a posto il terrazzo!”.

Tra le cose più belle che ho imparato dal vivere in tenda:

- TUTTO può essere riutilizzato. Quando si ha meno, anche per scelta, ci si rende conto che qualsiasi cosa è preziosissima…un barattolo, un pezzo di scottex, un sacchetto di plastica, tutto può essere usato e riutilizzato per scopi diversi. Per dirvi, la prima sera in casa ho fatto una piccola inaugurazione con i miei amici e…non sono riuscita a buttare via le loro salviette usate! Le ho tenute da parte e riutilizzate per pulire la cucina…Stare più a contatto con la natura ci fa rendere conto di quanto poco ci serve per vivere bene e quanto OGNUNO di noi inquina il mondo ogni giorno, senza rendersene neanche troppo conto;

Bear Grylls,
anche lui non si ricorda sempre di struccarsi
- A contatto con la Natura fobie e paure come quelle per il clima, per gli insetti e le situazioni impreviste spariscono gradualmente e ti rendi conto che sei in grado di cavartela benissimo da solo, anche se non sei Bear Grylls.

Ancora qualche “shock di rientro dalla natura”: il silenzio tra mura di pietra risulta assordante, specialmente di notte (qualcuno di voi ne sa qualcosa?); vi siete mai resi conto di quante prese di corrente ci sono nelle case moderne? A volte non riesco a decidermi su dove attaccare il computer…



Lezione illuminante: se pensi che le pulizie di casa siano una perdita di tempo…prenditi una casa più piccola (per vivere bene non abbiamo bisogno di palazzi, veramente… -provato sulla mia pelle in una tenda di 10m quadri-), riuscirai a tenerla perfetta e a rilassarti nel tuo tempo libero, magari facendo la spesa online sul sito www.sempreintempo.eu :D

La soddisfazione sta dentro a tutte le cose, dipende solo da come tu guardi il tutto.

Comunque, i pezzi migliori della mia nuova dimora sono: 
il letto vero e i dipinti alle pareti



Un arrivederci alla mia fantastica esperienza in tenda, che in poco più di un mese mi ha resa famosa in tutta la valle come “quella italiana che non c’ha proprio tutte le rotelle a posto (o le “tazze nella credenza”, come si dice qui)”!!! :D


P.S. Ho ancora un paio di dritte sul “vivere in tenda” che potrete leggere nei prossimi giorni.

martedì 1 luglio 2014

Come ho risolto il problema dell’umidità in tenda...

Se avete intenzione di passare in tenda più di 2-3 giorni vi consiglio di prendere in adeguata considerazione il problema umidità, soprattutto nella zona notte. Prima di partire per il campeggio ho avuto la fortuna di incontrare per caso mio cugino (che ho scoperto avere esperienza in materia), il quale mi ha avvertita di non prendere sottogamba la questione umidità, perché “Un paio di notti non ti fa niente, ma a lungo andare ti crea problemi alla salute”, E AI NERVI(!!!) aggiungo io! In quel momento ho pensato “Sìsì bon dai, combino…” Seh. C’ho messo quasi un mese per trovare una soluzione che non mi facesse più sentire come in un bagno turco a 0 gradi! Quindi adesso vi spiego cosa ho fatto e poi…non venite a dirmi che non ve l’avevo detto! I “13 strati” che ho messo io ovviamente valgono se andate in campeggio in zone molto umide e piovose; se invece avete intenzione di piantare la vostra tenda nel Sahara penso possiate skippare questo articolo. Comunque, anche se non vi trovate sulla barca di Noè come me, vi consiglio di mettere sempre un paio di strati isolanti, perché l’umidità non si vede, ma è ovunque!

Strati:
-       un foglio di nylon, grande quanto l’area della tenda, da posizionare direttamente sul terreno, prima di montare la tenda stessa. Trovate il nylon in qualsiasi ferramenta, se andate nei negozi specializzati in roba da campeggio vi proporranno un telo che ha la stessa funzione, ma costa tre volte tanto. A voi la scelta. A me è successa una cosa spettacolare: nel negozio specializzato è stato lo stesso proprietario a consigliarmi di procurarmi il nylon in ferramenta (grande Michele del Fiascaris di Udine), mentre in ferramenta hanno cercato in tutti i modi di vendermi il telo da campeggio... Ogni tanto devo avere una faccia un po’ da svampita che stimola la presa per i fondelli.
-       poi c’è il fondo della tenda (in materiale plastico anch’esso);
-   un altro foglio di nylon dalla ferramenta (sia nella zona giorno che nella zona notte).

A questo punto per la zona giorno ho scelto i tappeti morbidi da pic-nic della Decathlon, in tessuto poliestere sopra e plastificati sotto. Altrimenti c’erano i tappeti specifici da interno-tenda, però solo in plastica, e io non volevo sentire la plastica fredda e umidiccia sotto ai piedi. Nella zona notte invece ho aggiunto ancora:
-    un k-way militare che si trasforma in giga coperta impermeabile;
-    una coperta termica (di quelle da ospedale/cassetta pronto-soccorso) che in realtà penso sia inutile;
-    un materassino di plastica gonfiabile di spessore 5cm;
-  un materasso spesso 10cm (io l’ho preso alla Lidl in promozione, se lo trovate più alto però è ancora meglio).

Io ho preso tutto doppio per farmi il lettone giga (2x1,60m)! Poi però dormo sempre su 40cm…Quando non avevo i materassini gonfiabili, che sono stati la mia salvezza, avevo provato anche a mettere i due materassi uno sopra l’altro. Dalla paura di cadere dal materasso non ho chiuso occhio tutta la notte.

Alcuni dicono che per evitare l’umidità basta prendere i lettini rialzati dal pavimento (tipo militari). 1. Potevano dirmelo prima; 2. Da provare, ma bisogna anche vedere se esistono di una larghezza decente, se no in coppia poi si rischia la crisi anche in vacanza! Me li vedo proprio: lui e lei, divisi in camera, ognuno sul suo lettino militare con le valige in mezzo, pronti per il litigio finale con fuga teatrale di lui che esce a “prendere le sigarette” in piena notte, sotto il diluvio universale.


Nel video mostro i vari strati di cui ho dotato la zona notte e la messa in posizione per la fase “nanna”. ;)